La prima edizione di DECOLONIZING FRAMES si è tenuta il 12 luglio 2025 a Torino (Italia)

La prima edizione di Decolonizing Frames non è stata solo un evento — è stato un giorno di presenza condivisa, uno spazio delicatamente creato per ascoltare, testimoniare e immaginare un altro modo di essere.

I cortometraggi si sono aperti come finestre spalancate, offrendo scorci di altre geografie, memorie e futuri. Hanno parlato lingue familiari e dimenticate, ampliando il campo di ciò che vediamo e il modo in cui lo vediamo.

Workshop, incontri e momenti collettivi guidati da attivistə, scrittorə e artistə non avevano l’obiettivo di riempire lo spazio, ma di custodirlo — invitando al dialogo quando le parole servivano, e al silenzio quando non erano necessarie.

Questo incontro inaugurale è diventato una delicata architettura di scambio — un incontro di corpi, storie e sensibilità alla ricerca di modi per disimparare, riformulare e sognare di nuovo.

Decolonizing Frames inizia qui, con la consapevolezza che le immagini non sono mai neutrali, e che reinventarle è una forma di resistenza — e di cura.

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Mawtini - My homeland / Fateema Al-Hamaydeh Miller

Mawtini - My Homeland, di Fateema Al-Hamaydeh Miller è il cortometraggio che apre la prima edizione di Decolonizing Frames.

«Cosa significa provenire da una terra rubata e vivere in una terra rubata?» — chiede Fateema.

Mawtini racconta la storia di Nawal, giovane palestinese segnata dal dolore, il cui cammino si intreccia con quello di Tanya, anziana custode delle terre e della memoria indigena. Tra edifici grigi e le regole di chi governa senza ascoltare, le due donne lottano con silenziosa determinazione per coltivare un raccolto che si trasforma in speranza, ribellione e guarigione. Un atto di decolonizzazione silenzioso ma potente, nel cuore della vita quotidiana.

Mawtini ha vinto il premio come Miglior Cortometraggio alla prima edizione di Decolonizing Frames.

Brother’s Horn, del regista iraniano Majid Asadi, mette in scena il gioco del potere. La regola è semplice: il fratello maggiore vince sempre. Modella la creta proprio come plasma la vita del fratello più giovane.

Con una forza visiva intensa, il cortometraggio ci trascina nel cuore della tensione: l’egemonia e il sottile confine tra appartenenza e dominio.

Aurélia Raoull ci porta nel cuore della Nuova Caledonia, con l'arrivo dei missionari europei e l'inizio di una ferita lunga e dolorosa.

Attraverso lo sguardo di una piccola Kanak, viviamo uno dei momenti esatti in cui la storia coloniale prende piede - e la colonialità si insinua nella lingua, la cultura, le tradizioni.
Il canto materno, però, continua a risuonare. Un motivetto semplice, che sopravvive come atto di resistenza. Un sussurro che attraversa secoli.

1878 1878 è un frammento di memoria.

Tra le montagne del Messico, ai tempi dell’evangelizzazione, un frate spagnolo colpito da uno strano male viene condotto dal suo discepolo alla capanna di un’anziana curandera.

Carne de Diosdel regista Patricio Plaza ci regala uno sguardo allucinato sullo scontro tra due mondi: il potere coloniale e la medicina ancestrale, la fede e lo spirito, il controllo e la trasformazione.

"Cosa può accadere in 7 minuti?"

Il regista iraniano Kiarash Dadgar ci pone questa domanda senza proferire parola. Eliminando il dialogo, il cortometraggio "The Steak" ci invita a interpretare la storia attraverso lo sguardo e a riposizionarlo.

The Steak ha ricevuto la Menzione Speciale per Miglior Regia e Sound Design per la prima edizione di Decolonizing Frames.

"Sai cosa? Mi licenzio."

Chorusil cortometraggio d’animazione di Alexia Liu, nasce da un’esperienza personale: un lavoro estenuante, giorni che si confondono l’uno con l’altro e una stanchezza che diventa normale.

«Un giorno, la mia amica e collega mi ha chiesto: “Alex, quanto siamo stanchi prima di essere davvero stanchi?”»

Attraverso umorismo e satira, Chorus trasforma il dolore del burnout in una narrazione profondamente umana.

La seconda edizione di DF sta per arrivare!

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